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VERSTAPPEN-NORRIS: SCINTILLE MA NESSUN COLPEVOLE

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti Cavalieri
    Simone Marchetti Cavalieri
  • 7 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

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Il Gran Premio di Miami ha offerto uno dei momenti più intensi della stagione finora, ancora una volta nel segno della rivalità tra Verstappen e le McLaren. Escludendo il Bahrain, in ogni appuntamento del 2025 si è assistito a una battaglia diretta tra l’olandese e le due monoposto papaya. A Miami, così come a Jeddah, la lotta si è accesa sin dalla partenza, diventando oggetto di dibattito.


Allo start, Norris sceglie l’esterno per affrontare curva 1, mentre Verstappen frena tardi e va lungo. Lando tenta l’incrocio, trovandosi poi quasi completamente affiancato nel cambio di direzione verso curva 2. A quel punto, Verstappen sterza improvvisamente a destra, obbligando Norris a correggere la traiettoria per evitare il contatto e finendo oltre il cordolo. Le immagini onboard mostrano chiaramente che Lando ha dovuto evitare la Red Bull, e ha avuto un’ottima prontezza nel farlo.


Ancora più chiarificatrice è la visione dalla Mercedes di Antonelli: Verstappen è fuori traiettoria, con Norris che lo affianca, ma nonostante questo Max decide comunque di forzare l’ingresso in curva, senza lasciare spazio all’esterno. Se Norris non avesse sterzato d’istinto, il contatto sarebbe stato inevitabile, e con ogni probabilità sarebbe finito a muro. Sarebbe stato considerato “incidente di gara”? Difficile crederlo.


Detto ciò, è comprensibile la scelta di non penalizzare Verstappen: il movimento verso destra sembra più frutto di un’improvvisa perdita di aderenza che di un gesto volontario. Tuttavia, quella scomposizione nasce da una scelta aggressiva in una situazione già sfavorevole. Quindi, bene evitare la penalità, ma incolpare Norris è fuori luogo. Alcuni hanno persino suggerito che sia caduto in una “trappola” di Max. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Tirarsi indietro? È la partenza di un GP, e se Verstappen va lungo, un pilota come Norris ha il diritto — e il dovere — di provarci.


C’è chi ha detto che avrebbe potuto aspettare, vista la competitività della sua monoposto. Ma dietro di lui c’erano altri piloti pronti ad approfittarne: aspettare con calma non è un’opzione in quei frangenti. Il paragone con il sorpasso di Piastri, poi, non regge: Oscar ha avuto margine per agire con calma, mentre Norris doveva cogliere l’attimo, consapevole anche del distacco contenuto dal compagno, che voleva evitare di far fuggire.


In quell’occasione, Verstappen ha forzato troppo la staccata in curva 1, commettendo un errore raro. Con Norris, invece, è riuscito a difendersi per quattro giri, durante i quali Lando ha perso circa otto secondi, che alla fine si sono rivelati decisivi per il podio.


Verstappen, come sempre, ha lottato con intelligenza e grinta. Ma va detto che non ha nemmeno provato ad attaccare Russell, nonostante le sue gomme ormai usurate. Dunque, Norris non sarà stato impeccabile, ma nemmeno colpevole. Come ha detto lui stesso: “Se non attacco, vengo criticato. Se attacco, vengo criticato lo stesso”.


E intanto nessuno ha detto nulla sulla difesa piuttosto arrendevole di Leclerc su Sainz. È bastata una finta per prendersi l’interno in curva 1. Eppure si parlava di Leclerc come dell’unico in grado di tenere testa a Verstappen nei duelli ravvicinati. Davvero? Nel 2019, forse…



© Simone Marchetti Cavalieri

 
 

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