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MCLAREN CAMPIONE COSTRUTTORI NEL CAOS FRA PILOTI

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

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McLaren campione del mondo per il secondo anno consecutivo. Con sei gare ancora da correre, il titolo costruttori è già in cassaforte: un dominio netto, quasi imbarazzante, che richiama le stagioni di schiacciante supremazia firmate Mercedes o Red Bull nell’ultimo decennio. Zak Brown e Andrea Stella, però, non sembrano troppo turbati dal terzo posto di Lando Norris e dal quarto di Oscar Piastri: hanno festeggiato con misura, consapevoli che il momento per affrontare certe tensioni — come quella del contatto tra i due nel primo giro — arriverà più avanti, lontano dai riflettori.


Sul piano individuale, Norris è riuscito a ridurre il distacco dal compagno di squadra: 22 i punti che separano i due dopo Singapore, contro i 34 di Zandvoort. Nelle ultime tre gare, l’inglese ha costantemente preceduto Piastri: secondo a Monza, settimo a Baku e terzo a Singapore, per un bottino complessivo di 39 punti contro i 27 dell’australiano. Nulla è ancora deciso, anzi: il Mondiale piloti rimane apertissimo, e in McLaren si respira quella tensione sottile che accompagna ogni duello interno tra due talenti puri.


Norris, aggressivo e lucido, ha provato in tutti i modi a scardinare la difesa di Verstappen, rinunciando nel finale a rischi eccessivi. Piastri invece non è mai riuscito a inserirsi davvero nella lotta, frenato anche da un pit-stop poco brillante che lo ha relegato in un quarto posto mai in discussione, ma neppure mai minaccioso per chi lo precedeva.


Verstappen, da parte sua, continua a rosicchiare punti e speranze: secondo a Zandvoort e Singapore, vincitore a Monza e Baku. Un totale di 84 punti nelle ultime gare, che lo portano a quota 273, 41 in meno di Norris e 63 da Piastri. Numeri ancora impegnativi, ma sufficienti per riaccendere un minimo di ottimismo dopo l’estate, quando lo stesso olandese aveva ammesso che il titolo era ormai “un capitolo chiuso”.


Eppure il vero protagonista di Singapore è stato un altro: George Russell. Impeccabile in qualifica, chirurgico in gara. Verstappen, partito con gomme soft, sembrava destinato ad attaccare subito, ma un avvio incerto ha consegnato a Russell il comando e la libertà di costruire, giro dopo giro, un vantaggio crescente. La Mercedes, spinta anche dalle novità aerodinamiche, ha ritrovato competitività, ma è chiaro che buona parte del merito va al passo gara del britannico, che a Singapore ha mostrato una maturità da campione.


Per Russell è la seconda vittoria stagionale, dopo quella di Montreal, e a questo punto Toto Wolff dovrà inevitabilmente affrontare il tema del rinnovo di contratto. Anche perché la squadra ha raccolto punti pesanti grazie ad Andrea Kimi Antonelli, autore di una corsa solida e intelligente. Dopo una partenza complicata, il giovane bolognese ha saputo tenere testa a Leclerc e Hamilton, chiudendo quinto e confermando un potenziale che cresce gara dopo gara.


Per la Mercedes, il bilancio è più che positivo: secondo posto consolidato nel campionato costruttori e vantaggio sulla Ferrari salito di altri 25 punti. Tra Baku e Singapore, il team di Wolff ha raccolto 65 punti, contro i 18 della Scuderia di Vasseur. Le SF25 restano macchine difficili da interpretare: a tratti convincenti, a tratti lontanissime dai vertici, frutto di un progetto nato con troppe contraddizioni per essere realmente competitivo.


Hamilton ha tentato la mossa disperata: un secondo pit-stop per montare gomme soft e tentare il recupero. Per un momento ha anche visto la top five, prima che i freni lo tradissero, costringendolo a rallentare e chiudere settimo. Poi, come se non bastasse, è arrivata la penalità di cinque secondi per i track limits: ottavo posto finale, superato da Alonso, e la sensazione di una giornata storta dall’inizio alla fine.


Lo spagnolo dell’Aston Martin, invece, ha corso con la consueta aggressività, chiudendo settimo dopo una prova coriacea. Stroll, pur restando fuori dalla zona punti, ha mostrato una buona gestione delle gomme soft nel finale, mentre Oliver Bearman continua a impressionare: nono con la Haas e per la terza volta in sei gare a punti, segnale di una crescita costante e non casuale.


Più difficile invece il fine settimana di Esteban Ocon, opaco già in qualifica, e di Sauber e Alpine, apparse prive di direzione tecnica. Carlos Sainz, decimo, ha almeno salvato un punto dopo una gara in difesa, mentre Isack Hadjar ha visto svanire un potenziale piazzamento a punti per un problema al motore Honda della sua Racing Bulls.


Singapore, ancora una volta, ha messo in chiaro gerarchie e distanze: McLaren vola, Mercedes ritrova se stessa, Ferrari resta a metà del guado. E mentre il titolo costruttori è già assegnato, il Mondiale piloti promette di giocarsi tutto sul filo dei dettagli — tra un box che si fa tempio di ambizione e un altro che cerca disperatamente di ritrovare la fede nella propria macchina.



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