LONE STAR LE MANS: PORSCHE LA SPUNTA FRA LA PIOGGIA DI AUSTIN
- Redazione
- 8 set
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Il ritorno al successo della Porsche nel FIA WEC non è stato un percorso lineare, ma una vera e propria maratona ad ostacoli. Dopo quasi un anno di digiuno – l’ultima vittoria risaliva alla 6 Ore del Fuji 2024 – la 963 LMDh del team Penske Motorsport è tornata sul gradino più alto del podio grazie a Kevin Estre, Laurens Vanthoor e Matt Campbell. Un successo costruito tra pioggia battente, cinque safety-car e un caos regolamentare che ha segnato la 6 Ore di Austin.
La Lone Star Le Mans verrà ricordata anche per un altro primato: il primo trionfo della McLaren in LMGT3, arrivato con la 720S dello United Autosports guidata da Marino Sato, Sean Gelael e Darren Leung.
Il meteo ha condizionato l’intera gara. Dopo un nubifragio iniziale, la direzione gara ha fatto partire il gruppo dietro safety-car. I testacoda nei primi giri e il maldestro avvicendamento tra le vetture di sicurezza hanno peggiorato la situazione: la prima richiamata ai box per il rifornimento, la seconda rientrata in pista in mezzo allo schieramento, scompaginando le posizioni. Inevitabile la bandiera rossa dopo appena un’ora.
Dopo 40 minuti di pausa, la corsa è ripresa ma senza tregua. L’Alpine di Makowiecki e la Aston Martin Valkyrie LMH di Gamble sono finite KO per aquaplaning, causando nuova neutralizzazione. Solo nella terza ora si è visto un vero duello, con Phil Hanson (AF Corse) opposto a James Calado, entrambi su Ferrari 499P. Calado ha preso il comando, mentre dietro di loro Estre iniziava la sua risalita.
Il pit-stop ha rivoluzionato la corsa. Hanson ha commesso un errore d’ingresso ai box, facendo perdere tempo prezioso alla squadra: la sua Ferrari è scivolata al quinto posto. Ne hanno approfittato Campbell e Fuoco, saliti dietro al nuovo leader Giovinazzi. Ma la gara si è ribaltata ancora a meno di due ore dal termine: in regime di safety-car, Estre ha attaccato Pier Guidi, il contatto ha forato la gomma della Ferrari e consegnato la leadership alla Porsche.
La gestione finale è stata perfetta: pista che si asciugava, scelta conservativa di mantenere le gomme da bagnato e solo rifornimento. Una strategia che ha pagato, consegnando a Estre e compagni un successo pesantissimo per la casa di Stoccarda.
Alle loro spalle, la Ferrari di Fuoco, Nielsen e Molina ha limitato i danni con un secondo posto frutto di costanza e rimonta. Terza e quarta le Peugeot 9X8, finalmente competitive con un BoP favorevole, mentre Pier Guidi ha rimontato fino al quinto posto dopo l’incidente, salvando punti preziosi per il campionato.
Fine settimana da dimenticare per Toyota, mai in gara sotto la pioggia e lontanissima dal vertice con il nono posto di Buemi, Hartley e Hirakawa. Male anche Alpine e BMW, con la M Hybrid V8 di Rast subito KO per guasto tecnico. Buone notizie, invece, per Sauber e soprattutto per Aston Martin Valkyrie, entrambe costrette però al ritiro nelle fasi finali.
In GT3 la gara è stata decisa solo dopo la bandiera a scacchi. Davide Rigon aveva portato in trionfo la Ferrari 296 GT3 con una rimonta spettacolare su slick, ma una penalità di cinque secondi per una manovra troppo aggressiva lo ha retrocesso al terzo posto.
Ne hanno approfittato Sato, Gelael e Leung, che hanno consegnato a McLaren la sua prima storica vittoria nel WEC. Dietro di loro, un solido secondo posto per Valentino Rossi insieme ad Al Harthy e van der Linde sulla BMW M4 GT3 del WRT, davanti all’altra Ferrari di Rigon penalizzata.
La top-5 di classe è stata completata dall’altra BMW di Farfus, Boguslavskiy e Shahin e dalla McLaren di Cottingham, Baud e Saucy. Solo sesti Drudi e compagni con l’Aston Martin, mentre le Ford Mustang GT3 hanno perso terreno nel finale per la scelta sbagliata delle gomme.
Tra safety-car, pioggia e colpi di scena, la 6 Ore di Austin ha scritto pagine memorabili del Mondiale Endurance. Per Porsche, un ritorno tanto atteso che profuma di rivincita; per McLaren, una prima volta che apre nuove prospettive. Ferrari resta in lotta, Toyota affonda, Peugeot sorprende. La stagione del WEC si conferma imprevedibile, con ogni gara pronta a ribaltare equilibri che sembravano già scritti.
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