LA DEBACLE FERRARI DA UNA PROSPETTIVA PRAGMATICA
- Simone Marchetti Cavalieri
- 26 mar
- Tempo di lettura: 2 min

Il Gran Premio della Cina avrebbe potuto offrire spunti di discussione, ma in realtà si è risolto in un esercizio di gestione degli pneumatici. Graining sulle medie, degrado sulle dure: la gara si è giocata tutta su questo equilibrio. Qualche battaglia nelle retrovie grazie alle diverse strategie, mentre davanti Max Verstappen ha rimontato fino a superare Leclerc nel finale, dopo aver faticato a tenere il passo di Ferrari, McLaren e Russell per buona parte della corsa. Emblematico il fatto che Leclerc sia riuscito a portare a termine la gara con un’ala anteriore danneggiata, senza subire un calo di ritmo evidente, segno di quanto fossero limitati i margini di prestazione in pista.
Il vero tema, ovvero la disfatta della Ferrari in Cina, ha generato un acceso dibattito nel mondo della Formula 1, tra critiche, analisi e ipotesi che si sono moltiplicate rapidamente. Al di là delle polemiche, la vera questione da esaminare è la discrepanza tra le prestazioni mostrate in pista e le motivazioni delle squalifiche.
Un fattore determinante è il format del weekend con gara sprint, che penalizza fortemente i team. Con una sola sessione di prove libere prima di qualifiche e gare, la raccolta dati è limitata, spingendo le squadre a strategie prudenti. In Cina, questa impostazione ha messo particolarmente in difficoltà la Ferrari, che sta ancora cercando di comprendere appieno il potenziale della SF-25. La mancata opportunità di testare le gomme bianche ha influenzato le decisioni della squadra, costretta a operare in condizioni di incertezza.
Un altro aspetto controverso riguarda l'altezza da terra della monoposto. Da tempo si discute della necessità di alzare la vettura per migliorarne la competitività. Tuttavia, la squalifica di Hamilton per lo stesso parametro solleva interrogativi: se questa fosse la principale criticità, perché la Ferrari del britannico non ha funzionato nella gara principale, nonostante non fosse stata rialzata? Il team ha sperimentato un assetto differente, che però non ha dato i risultati sperati. La decisione di provare comunque nuove soluzioni dopo il dominio nella Sprint, è la chiave di lettura giusta.
Per la Ferrari, il vero nodo resta la comprensione della SF-25. Il cambio radicale di filosofia progettuale, seppur mirato a un miglioramento, implica un periodo di adattamento. Tuttavia, questa scelta arriva dopo un 2024 in cui la scuderia ha lottato per il titolo costruttori: una scommessa coraggiosa, che potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Se questa strategia porterà benefici o rischia di far perdere terreno, solo il tempo lo dirà.
Infine, un'osservazione su Leclerc. Il danno riportato alla sua ala anteriore è stato oggetto di discussione, ma la decisione del team di non sostituirla al pit stop indica che l'impatto sulle prestazioni fosse limitato. In queste vetture, il ritmo gara è ben distante dal massimo potenziale, e una lieve perdita di carico non compromette in modo significativo la velocità. Ciò che invece emerge con chiarezza è la frequenza con cui Leclerc e Hamilton si sono trovati a contatto in pista: tre episodi in due gare. Forse il monegasco vive questa rivalità con maggiore intensità rispetto al sette volte campione del mondo, più focalizzato sulla ricerca di una monoposto vincente che sulla sfida diretta con un singolo avversario.
© Simone Marchetti Cavalieri