IL SALTO NEL VUOTO CHE HA TRADITO FERRARI
- Simone Marchetti Cavalieri
- 26 set
- Tempo di lettura: 2 min

Siamo arrivati alle ultime tappe di questo Mondiale di Formula 1. La McLaren si prepara a festeggiare il secondo titolo costruttori consecutivo, Verstappen continua a sfruttare ogni occasione che gli si presenta, mentre la Ferrari resta ferma al palo: la sua stagione è stata la fotocopia della prima parte dell’anno, senza veri progressi né passi indietro. La SF-25 si conferma una monoposto mediocre, con risultati costanti ma senza mai trasmettere l’idea di un reale salto di qualità.
È ormai evidente a tutti quale sia il problema di questa macchina. Non si tratta di altezze da terra o altre spiegazioni superficiali: la SF-25 è uno di quei progetti che brillano sulla carta, con dati eccezionali nelle simulazioni CFD e valori di carico aerodinamico di picco superiori al passato. Ma la pista ha mostrato un’altra verità. Sin dai primi chilometri in Bahrain, appena la vettura affrontava curve medio-lente, il sottosterzo diventava evidente. I tecnici hanno lavorato per contenerlo, ma quella tendenza è rimasta, seppur attenuata, per tutta la stagione.
Il risultato è una macchina competitiva solo in determinati contesti: quando non serve compromettere troppo l’assetto aerodinamico può dire la sua contro Red Bull e Mercedes, ma appena è richiesto un compromesso tra grip nel lento e velocità di percorrenza nel veloce, la Ferrari mostra il fianco. È successo a Jeddah, nelle curve iniziali, o a Silverstone, nella chicane dopo la Stowe. A questo si aggiunge la difficoltà nel generare carico dal fondo, che penalizza la SF-25 anche sui circuiti da medio-basso carico, dove si è costretti ad alleggerire le ali.
Gli aggiornamenti portati in stagione — nuovi fondi, modifiche alla sospensione posteriore — non hanno cambiato la sostanza, nonostante fossero accompagnati da aspettative esagerate. Il vero nodo resta la sospensione anteriore: ha permesso di sbloccare valori di carico che con la vecchia filosofia sarebbero stati difficili da raggiungere, ma ha introdotto compromessi che la Ferrari non ha saputo gestire.
Il problema è che Red Bull e McLaren hanno seguito questa strada già da anni, affinando gradualmente i loro sistemi. La Ferrari, invece, ha provato a colmare il gap con un salto diretto, adottando abitacolo arretrato, muso più lungo e nuova distribuzione dei pesi, ma senza avere l’esperienza accumulata dai rivali. Un rischio forse comprensibile nel 2023, quando non c’era nulla da perdere, ma discutibile quest’anno, con un solo anno prima del cambio regolamentare del 2026.
Tutti nel paddock sanno che la Ferrari gira bassa tanto quanto Red Bull e McLaren, ma raramente queste informazioni vengono condivise nei canali più seguiti, dove si preferisce rimanere sul vago e intrattenere il pubblico generalista.
Così, si finisce sempre a discutere in termini superficiali, senza stimolare un’analisi critica e costruttiva. Un limite che, alla lunga, pesa non solo sull’informazione, ma anche sulla capacità del pubblico di comprendere davvero cosa succede in pista.
© Simone Marchetti Cavalieri