GP UNGHERIA: LA LEZIONE DI LANDO NORRIS
- Redazione
- 5 ago
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A volte, le grandi imprese nascono da un inizio disastroso. E il Gran Premio d'Ungheria ne ha offerto una prova concreta. Lando Norris, partito dalla terza casella, ha visto sfumare tutto in pochi metri: una partenza complicata, un attacco azzardato su Piastri, una chiusura decisa e improvvisamente da terzo a quinto, con Russell e Alonso a beffarlo all’esterno della prima curva.
Sembrava la premessa di un'altra giornata da dimenticare. Ma Lando non è tipo da perdere la calma. Il suo approccio, sempre lucido, ha fatto la differenza. Si è affidato al dialogo con il suo ingegnere, Williams Joseph, e insieme hanno elaborato una strategia alternativa: una sola sosta, all’insaputa di tutti. Nessun indizio trasmesso via radio, nessun annuncio. Solo una condotta di gara impeccabile, calibrata giro dopo giro.
Il piano è scattato al 32° passaggio, quando ha montato le hard. Piastri invece si era fermato molto prima, al 19°, ed è stato costretto a una seconda sosta al giro 46. Una scelta che ha fatto tutta la differenza del mondo. Norris si è ritrovato in testa e, nonostante l’assalto iniziale di Leclerc, ha mantenuto il controllo. La Ferrari, infatti, ha commesso un errore di valutazione: ha alzato le pressioni degli pneumatici per proteggere il fondo della SF25, compromettendo completamente il passo gara del monegasco. Il vantaggio accumulato da Lando si è consolidato mentre Charles sprofondava.
Quando Piastri ha cominciato la rimonta, mancavano venti giri. Il suo ritmo era indiavolato: da 12”4 a meno di 5” in una manciata di passaggi. A sette giri dalla fine, i due erano praticamente incollati. Sarebbe arrivato un ordine di scuderia? Niente affatto. McLaren ha lasciato correre.
All’ultimo giro utile, Oscar ci ha provato: un attacco disperato all’interno della curva 1, troppo ottimista, troppo lontano. Norris non ha nemmeno chiuso la porta, ma Piastri ha dovuto inchiodare per evitare il contatto. Stallard, il suo ingegnere, gli aveva chiesto di usare la testa. Ma lui ci ha riprovato lo stesso. Altro bloccaggio, altra fumata. Per un soffio, non si è verificato un disastro.
Norris ha tagliato il traguardo per primo. Quinta vittoria stagionale, 200esima per McLaren in Formula 1. Un successo pesantissimo che lo riporta a soli 9 punti da Piastri nella classifica piloti. Il mondiale è più vivo che mai. Red Bull? Scomparsa. Da quando Adrian Newey ha lasciato la guida tecnica, è come se avessero perso la bussola. Max Verstappen, irriconoscibile, ha chiuso nono e dista quasi 100 punti dal leader McLaren.
George Russell, terzo al traguardo, ha scherzato con Piastri nella sala pre-podio: “Perché hai frenato?” Sperava in un contatto tra i due per agguantare la vittoria. Ma ha dovuto accontentarsi di un podio, il sesto della stagione. La Mercedes W16 ha chiuso a quasi 22 secondi, ma dopo i disastri di Spa e Silverstone è comunque un segnale incoraggiante.
Segnale arrivato anche da Andrea Kimi Antonelli. La sua è stata una gara concreta e solida: da 15° a 10°, ancora a punti per la settima volta in stagione. Il talento c’è, ma la distanza da Russell resta ancora ampia.
In casa Ferrari, invece, si mastica amaro. Leclerc ha guidato a lungo con un ritmo convincente, contenendo Piastri e accarezzando il sogno di una prima vittoria stagionale. Poi, il secondo pit-stop ha mandato tutto in frantumi. L’assetto non ha più funzionato, Leclerc è sprofondato, arrabbiato e frustrato. Quarto al traguardo, con tanto di penalità – inutile – per una manovra poco corretta su Russell. Un’altra occasione persa. Un altro errore strategico da parte del box. E ancora una volta, si torna a parlare di pressioni sbagliate.
Lewis Hamilton ha vissuto una gara opaca: partito dodicesimo, ha chiuso dodicesimo. Un giro di ritardo, nessun guizzo. La Mercedes gli ha tolto gli sviluppi recenti per provare a ritrovare equilibrio, ma almeno in Ungheria non ha funzionato.
Da segnalare invece la grande prova di Fernando Alonso. Nonostante un fastidio alla schiena lo avesse tenuto fuori nelle FP1, è stato autore di una gara brillante. Quinto al traguardo, battendo nel finale Gabriel Bortoleto in un duello padre-figlio. Il brasiliano della Sauber, gestito dallo stesso Alonso, si è messo in mostra per tutto il weekend. In qualifica era stato settimo, in gara ha lottato come un veterano. Ma Fernando ha tirato fuori l’astuzia: lo ha tenuto a ridosso, facendo degradare le gomme della Sauber, e poi lo ha staccato. Una lezione di strategia in tempo reale.
A punti anche Stroll (ottavo) e Liam Lawson, che conferma la sua solidità con un altro arrivo tra i primi dieci. Peccato per Hadjar, undicesimo per pochi decimi. Disastro totale per Williams, Alpine e Haas, completamente sparite dai radar. E Yuki Tsunoda? Irriconoscibile su una Red Bull ormai irriconoscibile.
A Budapest, la McLaren ha chiuso il cerchio. È la squadra da battere. E tra Norris e Piastri, il duello è solo all’inizio.
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