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GP MIAMI: MCLAREN DOMINA, RED BULL IN CRISI, FERRARI NEL LIMBO

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 5 mag
  • Tempo di lettura: 4 min

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Oscar Piastri continua a scolpire il suo nome nella stagione 2025 con prestazioni sempre più convincenti. A Miami ha firmato la quarta vittoria stagionale su sei gare, la terza consecutiva dopo i trionfi a Sakhir e Jeddah. Un cammino impressionante, che certifica la crescita esponenziale sua e di una McLaren ormai stabilmente al vertice. La scuderia di Woking ha già portato a casa cinque successi, compreso quello di Lando Norris a Melbourne. L’unica eccezione resta la vittoria di Max Verstappen a Suzuka: un episodio isolato, al momento.


Ma torniamo alla gara in Florida, dove Piastri ha confezionato una perla. Scattato dalla seconda fila, ha saputo leggere perfettamente il caos iniziale tra Verstappen e Norris, ha affondato con intelligenza e ha mandato in confusione l’olandese, costretto all’errore alla curva 1. Non è da tutti far perdere la calma a Max. Da lì in avanti, l’australiano ha imposto il suo ritmo con una lucidità spiazzante, andando a tagliare il traguardo da leader. In classifica generale comanda ora con 131 punti, davanti a Norris (115), mentre Verstappen inizia ad accusare il colpo.


C’è chi lo accusa di essere "freddo", distaccato, quasi robotico. Un altro Raikkonen, dicono. Ma la verità è più semplice e meno folkloristica: Piastri è uno che preferisce i fatti alle parole, la sostanza alla scena. È educato, riflessivo, ma feroce quando abbassa la visiera. Non cerca like o telecamere, preferisce far parlare il cronometro. E a Miami, una volta sceso dalla sua MCL39, ha sorriso come raramente si era visto. Ha abbracciato i meccanici, scherzato con Zak Brown, si è lasciato andare persino a un piccolo ballo con la fidanzata accorsa a festeggiare. Altro che robot: semplicemente, non ha bisogno di ostentare.


Il duello con Verstappen è stato l’emblema della sua intelligenza in pista. Lo ha seguito da vicino per un giro, lo ha infastidito quel tanto che bastava, poi ha sferrato il colpo al momento giusto: una staccata chirurgica all’esterno, forzando Max all’errore. Una manovra limpida, da manuale, che ha lasciato il tre volte campione del mondo inerme. Norris, invece, ha provato la via dell’aggressività all’inizio, ma ha peccato di foga: Verstappen lo ha accompagnato fuori traiettoria, il solito gioco di forza che l’inglese ancora fatica a disinnescare. Solo dopo una lunga rincorsa e alcuni errori ha avuto la meglio, ma con grande dispendio di energie.


Alla fine, la McLaren ha festeggiato una doppietta: la seconda della stagione dopo quella di Shanghai. Nonostante qualche difficoltà in qualifica, la MCL39 si è rivelata una macchina solidissima sulla lunga distanza, in grado di gestire le gomme in modo impeccabile, al contrario delle avversarie di alta fascia. La Red Bull accusa sbalzi imprevedibili, la Mercedes ancora rincorre, la Ferrari non riesce a trovare continuità.


Sul podio è salito anche George Russell, terzo con una Mercedes finalmente più concreta rispetto alla deludente Sprint. È il quarto podio su sei gare per lui, anche se i distacchi restano impietosi: oltre 37 secondi da Piastri. La Mercedes, per ora, fa quello che può.


Russell è finito sotto osservazione per presunte irregolarità durante la Virtual Safety Car causata dallo stop di Bearman. Intanto, Andrea Kimi Antonelli ha vissuto un avvio sorprendente, salendo fino alla seconda posizione nelle fasi iniziali. Ma con le gomme hard ha faticato, chiudendo comunque sesto: il suo quarto piazzamento nella top 6 in questa stagione, segnale che il talento c’è e cresce gara dopo gara.


Chi invece ha poco da festeggiare è la Red Bull. Partire dalla pole e finire quarti a quasi 40 secondi è un brutto colpo. Verstappen non può ignorare il fatto che Piastri non gli porta alcun rispetto in pista — e lo sta battendo con merito. L’unica consolazione? Il punticino di Yuki Tsunoda, arrivato al termine di una lotta tutta interna con Isack Hadjar sulla Racing Bulls. Non proprio la rivalità che ci si aspetta da una scuderia campione del mondo.


Grande prestazione anche per Alexander Albon, quinto con la Williams in un weekend che lo ha visto brillante già nella Sprint. La scuderia inglese raccoglie i frutti di un lavoro meticoloso e, per una volta, può sorridere davvero.


E la Ferrari? Ancora una volta, il copione è lo stesso: poche risposte. Leclerc e Hamilton sono apparsi più frustrati che mai. La gestione strategica del muretto è stata confusionaria: con gomme diverse (medie per l’inglese, dure per il monegasco), si è esitato troppo nel dare via libera a Hamilton, compromettendo il ritmo di entrambi. Poi, quando Leclerc ha trovato il passo giusto, ha chiesto (e ottenuto) di passare davanti. Tutto questo per inseguire Antonelli, senza successo. Il risultato? Settimo e ottavo, staccati di un abisso da chi conta davvero. Unica speranza, la non così marcata lontananza dal passo di Mercedes e Red Bull.


A peggiorare il bilancio Ferrari ci hanno pensato i due motori andati in fumo: quello sulla Haas di Bearman e quello sulla Sauber di Bortoleto. Una disfatta tecnica. E se in Ferrari piove, in Aston Martin grandina: entrambi i piloti doppiati, Alonso protagonista di un testacoda solitario che racconta più di mille parole.




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