
L’ultimo GP di Formula 1 a Las Vegas ha offerto vari momenti interessanti, ma uno in particolare mi ha colpito. Durante il primo stint, Charles Leclerc, approfittando di una partenza non ottimale di Carlos Sainz, si è portato in seconda posizione, puntando George Russell. Al quinto giro, Leclerc ha tentato un attacco alla fine del lungo rettilineo, ma Russell ha difeso con fermezza. Poco dopo, Leclerc ha cercato di affiancare Russell alla curva prima del traguardo, provando un ulteriore sorpasso alla curva 1, anch’esso bloccato dalla Mercedes numero 63.
Questa mossa ha suscitato un’entusiastica reazione da parte di Carlo Vanzini, che ha esclamato: "qui non si può Charles!", come se Leclerc stesse tentando un sorpasso estremo su una curva impegnativa come Pouhon, invece di una curva che per le moderne F1 è quasi un rettilineo. Dopo quel giro, Leclerc ha iniziato a soffrire di graining, un problema comune a Las Vegas a causa dell’asfalto e delle basse temperature, già evidente durante le prove libere e decisivo per il GP. Il suo ritmo è crollato, costringendo il team Ferrari a richiamarlo ai box.
Nel frattempo, Sainz e Verstappen ne hanno approfittato per superarlo, anche se poco dopo anche Sainz ha iniziato a soffrire dello stesso problema, permettendo a Verstappen di allungare.
Le Mercedes di Russell e Hamilton sembravano invece immuni al graining, mentre le McLaren faticavano a mantenere un ritmo competitivo e a controllare il degrado delle gomme medie. Una lettura logica della gara suggerirebbe che la Ferrari abbia avuto difficoltà con le gomme medie, mentre la Mercedes, probabilmente grazie a una gestione migliore del carico sulle gomme anteriori, sia riuscita a evitare il problema.
Invece, la narrazione ha virato verso un’altra interpretazione, attribuendo il calo di Leclerc alla sua "anima da pilota" piuttosto che a una questione strategica.
È curioso come Leclerc, lodato per le sue imprese a Monza, venga ora criticato per non aver gestito al meglio la gara a Las Vegas. Anche Sainz ha subito un calo simile, ma è stato percepito come più prudente.
La realtà è che in situazioni del genere, il comportamento delle gomme Pirelli può essere imprevedibile, variando in base a fattori come temperatura, asfalto e mescole. Invece di semplificare troppo, sarebbe utile una discussione costruttiva sui problemi della gestione delle gomme in F1.
Purtroppo, spesso le interpretazioni si adattano alle esigenze del momento, influenzando anche i commenti dei fan. Quando figure di rilievo avallano teorie discutibili, queste si diffondono facilmente, alterando la percezione pubblica sulla complessità di questo sport.
© Simone Marchetti