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CHI RIDE, CHI MASTICA AMARO E CHI COSTRUISCE (IN SILENZIO)

  • Immagine del redattore: Simone Marchetti Cavalieri
    Simone Marchetti Cavalieri
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 3 min
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Se qualcuno, dopo il GP del Canada, avesse previsto che in Austria Norris avrebbe dominato in qualifica, Piastri sarebbe finito a un passo dal pasticcio in gara, e la Ferrari avrebbe rifilato 30 secondi a Russell diventando la seconda forza in pista, probabilmente sarebbe stato preso per folle. E invece…


Norris ha reagito nel modo migliore possibile all’errore commesso a Montreal. In un momento delicato per il suo mondiale, finire di nuovo dietro al compagno sarebbe stato un colpo durissimo. Piastri, da parte sua, ha spinto fin dal via, mostrando un passo e una velocità che, dopo il sabato complicato, non ci si aspettava. Entrambe le McLaren hanno girato al limite, come dimostrano le sbavature di Lando nella penultima curva, dove più di una volta è andato oltre il margine. Anche Oscar ha rischiato grosso, sfiorando l’incidente in curva 4, ma fortunatamente è andato tutto bene.


Norris è stato anche bravo a difendersi nell’unico vero attacco portato da Piastri. A ruoli invertiti, probabilmente avremmo letto titoli sulla freddezza di Oscar e sull’incapacità di Lando, ma ormai sappiamo bene quale immagine si vuole costruire attorno a ciascuno dei due. Non è un caso che il video introduttivo della gara fosse incentrato su Norris e le sue pole mai convertite: quando certe narrazioni fanno comodo, si tirano fuori anche quando non servono più. Il sistema di partenza della McLaren non è più quello disastroso del 2024, ma alcune etichette restano, almeno per certi piloti.


Alla fine, è stato il muretto McLaren a chiudere la partita, scegliendo strategie che hanno separato i due. In quel momento sembrava tutto deciso, ma Piastri ha sorpreso ancora, ricucendo il distacco e mettendo pressione fino alla bandiera a scacchi. Il confronto tra i due sarà lungo e pieno di tensioni sotterranee. E la prossima gara avrà un peso psicologico enorme, soprattutto per Norris. E Oscar lo sa.


Quanto alla Ferrari, probabilmente quello del Red Bull Ring è stato il miglior fine settimana della stagione, escludendo Monaco per ovvie ragioni. Su una pista simile per caratteristiche al Canada, con l’asfalto che sfiorava i 50 gradi, la SF-25 è riuscita a contenere il distacco dalla McLaren e, soprattutto, a surclassare la Mercedes. Leclerc ha girato su un passo di circa due decimi e mezzo più lento di Norris, un distacco che in condizioni favorevoli alla McLaren può anche essere considerato dignitoso. Non è un trionfo, ma contestualizzato resta un segnale incoraggiante. Oggi, l’obiettivo massimo per Maranello è restare davanti a Red Bull e Mercedes quando possibile, e in quest’ottica il risultato è positivo.


Hamilton ha confermato i segnali visti a Barcellona e Montreal: un passo avanti continuo. Sembra aver smesso di cercare di “forzare” la vettura verso le sue esigenze, adattandosi invece al pacchetto a disposizione. Silverstone si avvicina, e lì ci si aspetta molto. Ma occhio a Leclerc, che in Inghilterra si è sempre espresso ad alto livello. Al momento, i due sono più vicini di quanto si pensasse, soprattutto in qualifica, al contrario delle previsioni generali.


Curioso il fatto che, nonostante Leclerc continui a dichiararsi deluso e scettico per le prossime gare, non vengano sollevate critiche feroci come accade puntualmente con Hamilton. A certi piloti, evidentemente, certe cose vengono ancora perdonate più facilmente.


Ottimo il weekend della Sauber, con una rimonta concreta di Hulkenberg e un’altra prova solida di Bortoleto. Finalmente bene anche Lawson. Quanto a Verstappen, poco da dire: le condizioni non erano ideali per la RB21, come già visto in Bahrain e Miami, ma con lui non si può mai dare nulla per scontato.


Male Antonelli, che dopo il suo primo podio vive un weekend molto difficile. L’errore in gara era evitabile, e il confronto con Russell è durissimo, com’era prevedibile. In queste condizioni, sbagliare per eccesso di foga è controproducente. Ancora peggio sono le reazioni: si è letto di tutto, dal Max che lo “protegge” perché vede in lui il suo erede, a frasi come “il talento tutela il talento”. Onestamente, basta. Che Kimi sia italiano e vada tutelato è chiaro, ma da qui a costruirgli attorno una favola no, risparmiateci.


Post scriptum: ma davvero ancora ci chiediamo se Norris esulti o no? Sono affari suoi. E comunque, se Piastri non festeggia è un “Raikkonen 2.0” (bestemmia, tra l’altro), ma se lo fa Norris è un insicuro depresso?



© Simone Marchetti Cavalieri

 
 

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