Dopo il GP in Texas, la Formula 1 vola rapidamente verso il Messico, dove il circuito intitolato ai fratelli Rodríguez ospiterà il prossimo Gran Premio.
È la seconda gara di una sequenza di tre che si concluderà in Brasile il weekend successivo. Questo evento si distingue per le condizioni ambientali particolari di Città del Messico: l’aria rarefatta a causa dell’altitudine e la gestione complessa delle temperature per freni e motori sono sfide che metteranno alla prova i team. L'importanza della componente turbo sarà maggiore, e queste variabili potrebbero creare opportunità per scuderie meno attese.
In Texas, la Ferrari ha sorpreso con una prestazione dominante, mentre Verstappen ha consolidato il suo vantaggio su Norris. Questo finale di stagione imprevedibile offre alla Scuderia nuove speranze: in Messico si cercherà di ripetere il successo di Austin. Sainz, infatti, aveva individuato il Messico e Las Vegas come le gare più favorevoli per la Ferrari, una previsione che ora appare più concreta.
Dopo una vittoria così significativa, tuttavia, a Maranello si dovrà bilanciare l’entusiasmo, evitando di cadere in eccessi di ottimismo che in passato hanno portato a delusioni. Lasciare sfumare l’occasione di consolidare i progressi potrebbe costare caro nella corsa al titolo costruttori, mentre il campionato piloti rimane comunque un traguardo molto difficile da raggiungere senza eventi inaspettati.
Austin è stata cruciale anche per la Red Bull, che grazie a Verstappen ha aumentato il divario con Norris. La RB20 è sembrata più competitiva, ma la differenza l’hanno fatta i piloti. Norris, che ha ammesso un errore nella partenza del GP, non ha potuto contenere la guida risoluta di Verstappen. McLaren non è stata così competitiva come si sperava, e anche Piastri ha faticato a mantenere le sue prestazioni abituali.
Mercedes, invece, si trova ancora a lottare con l’instabilità della W15, una vettura difficile da gestire, e il più penalizzato sembra essere proprio il sette volte campione, che fatica a esprimersi al meglio.
In Messico, il GP offrirà possibilità importanti per le squadre in lotta per le posizioni fino al decimo posto. Racing Bulls, Haas e Williams sembrano in buona forma grazie anche al contributo delle nuove leve Colapinto e Lawson. Invece, Alpine, Sauber e Aston Martin sembrano svantaggiate, anche se la pista messicana potrebbe favorire un recupero di Aston Martin.
Per questa gara, Pirelli porterà le mescole più morbide e, salvo interventi della safety car, si prevede una strategia a singolo pit stop.
In questa fase della stagione, è possibile ma non scontato che la Ferrari riesca a inserirsi davvero come il terzo incomodo tra Red Bull e McLaren nella lotta per i titoli. Queste ultime saranno infatti più competitive rispetto al Texas, e il principale ostacolo della Ferrari potrebbe essere la Ferrari stessa, considerando i rischi di errori strategici.
La doppietta di Austin su una pista così impegnativa resta comunque un buon segnale per la Scuderia. Se si riusciranno ad evitare gli errori che in passato l’hanno penalizzata, potrebbero crearsi sorprese nelle gare rimanenti. Tuttavia, non si può evitare il rimpianto per il periodo difficile di giugno e luglio, che ha compromesso le ambizioni rosse: alla fine vincerà il titolo chi ha sbagliato meno, probabilmente chiudendo una stagione con il quarto titolo consecutivo.
© Simone Marchetti